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Karimah Ashad, Archie Moore, Mataaho Collective. Biennale di Venezia 2024: chi sono gli artisti premiati?

Mataaho Collective, Takapau (2022) i
Mataaho Collective, Takapau (2024)

Un artista delle First Nations e un collettivo di quattro donne Maori hanno vinto i primi premi alla 60esima Biennale di Venezia, aperta fino al 24 novembre 2024. Archie Moore, che rappresenta l’Australia, ha vinto il Leone d’Oro per il miglior padiglione nazionale. Il premio, il più prestigioso della Biennale, è stato consegnato nel corso di una cerimonia sabato 20 aprile. In un discorso di riconoscimento all’artista, il curatore Bryan-Wilson ha elogiato l’installazione “silenziosamente potente” di Moore. Moore ha tracciato a ritroso la storia della sua famiglia per creare un albero genealogico accuratamente dipinto con il gesso sulle pareti e sul soffitto del padiglione.

L’opera disegnata a mano è stata studiata per più di quattro anni e comprende 3.484 persone e inscrive circa 65.000 anni di storia, offrendo di fatto un monumentale albero genealogico delle First Nations. Pile su pile di documenti statali che Moore ha rinvenuto come parte della sua ricerca sono anche incluse in un fossato al centro dell’installazione, attirando l’attenzione sulla profondità della sua ricerca e sugli alti tassi di incarcerazione delle persone delle Prime Nazioni. Accettando il premio, Moore ha osservato: “I sistemi di parentela aborigeni includono tutti gli esseri viventi dell’ambiente in una più ampia rete di relazioni: la terra stessa può essere un mentore o un genitore per un bambino. Siamo tutti uno e condividiamo la responsabilità di prenderci cura di tutti gli esseri viventi, ora e in futuro”.

Il Leone d’Oro per il miglior partecipante alla mostra principale è andato al Mataaho Collective, un gruppo di quattro donne Māori di Aotearoa, che hanno presentato all’Arsenale un’installazione di cinghie luminose. Chiamato takapau, una parola Māori che fa riferimento ai tessuti intrecciati, il monumentale lavoro a reticolo fa riferimento alle tradizioni matrilineari del lavoro tessile. Il premio è stato ritirato da Erena Baker, Sarah Hudson e Terri Te Tau, mentre il quarto membro del gruppo, Bridget Reweti, non è potuta essere presente. Accettando il premio, Hudson ha ringraziato il curatore Adriano Pedrosa per “aver sollevato così tante voci indigene e queer con questa mostra”.

Il Leone d’Argento, premio destinato a un giovane emergente, è andato all’artista britannico-nigeriano Karimah Ashadu, il cui video Machine Boys e la relativa scultura in ottone, Wreath, parlano della comunità di giovani migranti di Lagos che viaggiano su mototaxi illegali, registrando le loro esperienza e la condizione di precarietà economica. Nel premiare Ashadu, la curatrice Swastika ha elogiato il suo lavoro “sensibile e intimo” che “ribalta i presupposti di genere sullo sguardo e su ciò che è considerato appropriato commemorare”.

 

Archie Moore, kith and kin (2024). Australia Pavilion at Venice Biennale 2024. Photo: Andrea Rossetti / © the artist / Image courtesy of the artist and The Commercial.
Archie Moore, kith and kin (2024). Australia Pavilion at Venice Biennale 2024. Photo: Andrea Rossetti / © the artist / Image courtesy of the artist and The Commercial.

Tra le menzioni speciali c’è quella all’artista visiva e attivista palestinese-americana Samia Halaby, il cui dipinto astratto del 1969 intitolato Black is Beautiful è inserito nella mostra centrale. L’artista, parlando su Zoom da New York, ha dedicato il suo premio “ai giovani membri della stampa che sono morti a Gaza” e ha ringraziato il curatore Adriano Pedrosa per aver portato alla ribalta così tanti artisti apolidi durante questa mostra. La seconda menzione speciale per la mostra principale è andata all’artista La Chola Poblete, i cui acquerelli di grandi dimensioni trattano storie di persone trans e indigene. La menzione speciale della giuria per un padiglione nazionale è andata alla Repubblica del Kosovo, dove la protagonista è Doruntina Kastrati, la cui installazione scultorea The Echoing Silences of Metal and Skin attinge alle esperienze di 12 donne che lavorano in una fabbrica di dolci turche nella città natale dell’artista, Prizren.

I Leoni d’Oro alla carriera sono stati assegnati all’artista brasiliana di origine italiana Anna Maria Maiolino e all’artista turco residente a Parigi Nil Yalter. Il curatore Pedrosa ha dichiarato di averle scelte perché sono “due artiste donne straordinarie, pioniere e migranti, che incarnano in molti modi lo spirito di Stranieri Ovunque”.

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