La mostra NUMBER 207 di Reza Aramesh alla Chiesa di San Fantin a Venezia è uno dei progetti più interessanti della Biennale Arte 2024.vCurata da Serubiri Moses, l’esposizione presenta un corpus di opere in marmo provenienti da Carrara che incarnano una profonda riflessione sull’uso del potere e della brutalità. Reza Aramesh, artista britannico di origine iraniana, fa ritorno a Venezia dopo la sua partecipazione al padiglione iraniano della 56a Biennale, presentando la sua prima esposizione personale curata da Serubiri Moses. In collaborazione con la Diocesi Patriarcato di Venezia, la Dastan Gallery di Teheran e Stjarna.art, NUMBER 207 sarà accessibile dal 16 aprile al 2 ottobre 2024.
La serie scultorea NUMBER 207 presenta tre diverse serie di opere realizzate in marmo di Carrara, estratto dalla storica Cava Polvaccio, la stessa fonte utilizzata da Michelangelo Buonarroti per i suoi capolavori. La mostra, ambientata nella Chiesa di San Fantin, mette in luce la serie Study of Sweatcloth, composta da 207 pezzi di biancheria intima maschile scolpiti in marmo di Carrara e disposti sul pavimento della chiesa. Questi umili indumenti, privati del corpo che li indossava, diventano simboli tangibili dell’identità e della perdita, rimarcando il corpo come luogo politico e umanizzando le vite invisibili colpite dalla guerra e dal terrore.
Interessante la pratica artistica di Aramesh, che rivela il paradosso della bellezza e della brutalità, trasformando i soggetti storici e le immagini di conflitto in forme scultoree che interrogano il canone dell’arte occidentale. Tutte le opere in mostra fanno riferimento a immagini di archivio e reportage di guerra dal XX secolo ad oggi, con la curatela e l’allestimento che rispondono alla storia della Chiesa di San Fantin, luogo che in passato ospitava i condannati in attesa dell’esecuzione.
Qui il contesto storico si aggancia all’immaginario contemporaneo di Aramesh, generando un potente appello all’umanità e al suo equilibrio tra empatia e crudeltà. Con NUMBER 207, l’artista invita il pubblico a riflettere sulla complessità della condizione umana e a confrontarsi con le conseguenze della violenza e del potere. Questa mostra così armoniosa negli spazi della chiesa di San Fantin offre uno sguardo profondo e provocatorio sulla natura dell’essere umano, ponendo domande sulla dignità, l’autonomia e la responsabilità individuale. NUMBER 207 si configura così come un momento di incontro tra passato e presente, tra bellezza e brutalità, che invita il pubblico a interrogarsi sulle proprie percezioni e sul proprio ruolo nel mondo contemporaneo.