La morte di George Floyd, l’afroamericano di Minneapolis ucciso con la pressione sul collo per 9 minuti del ginocchio di un poliziotto, ha sconvolto gran parte della popolazione mondiale, soprattutto del blocco occidentale, generando un riflessione profonda che è tutt’ora in atto. Non a caso, il tragico evento continua a generare dibattito, ma anche a ispirare artisti.
Tra questi Giangiacomo Rocco di Torrepadula, che ha realizzato una sequenza fotografica di 9 scatti che raffigurano una candela che viene gradualmente privata della sua fiamma, uno per ognuno degli interminabili minuti che hanno soffocato George Floyd. Un’opera d’arte, dunque quasi ontologicamente metaforica, allusiva, capace di accendere le menti, ma priva di un contenuto pratico.
Dunque l’autore ha pensato a un modo, a più modi, per far risuonare la sua iniziativa. Tra questi, al fine di generare una riflessione corale sul problema del razzismo, l’artista ha avviato un progetto di mail art partecipativo spedendo centinaia di cartoline. La reazione è stata sorprendente, hanno risposto centinaia di persone: personaggi e creativi affermati, e gente comune.
Sono tornate in risposta oltre 400 cartoline con i contributi di nomi noti quali: Michelangelo Pistoletto, Oliviero Toscani, Max Casacci dei Subsonica, Andy dei Bluvertigo, Gad Lerner, Cristina Capotondi, Maurizio Galimberti, Maurizio De Giovanni, solo per citarne alcuni. Ne è nato un libro edito da Skira, A Postcard for Floyd, con l’art direction di Pier Paolo Pitacco, presentato in occasione di una prima mostra dedicata al progetto tenutasi a Milano negli spazi di Assab One.
A Torino, dal 21 al 28 maggio 2024, allo Spazio Musa andrà ora in scena la seconda tappa del progetto. Questa volta, la mostra è stata preceduta dal workshop Quando incontro… ho paura perché?. Il laboratorio ha coinvolto bambini di 5 anni della scuola dell’infanzia Violeta Parra dell’Istituto Comprensivo Statale Antonelli-Casalegno. A guidare i piccoli partecipanti sono stati i loro stessi insegnanti, preventivamente introdotti ai temi del pregiudizio e dell’empatia, affrontato alla luce delle conoscenze delle neuroscienze comportamentali. I bambini hanno prodotto degli elaborati artistici di sorprendente bellezza, che saranno tutti esposti in mostra, utilizzando il disegno, il collage, varie contaminazioni materiche, intarsi tridimensionali, la poesia.
In particolare, il laboratorio si è concentrato sulle ultime ricerche neuroscientifiche, che hanno evidenziato come la paura sia un elemento fondamentale per l’evoluzione dell’essere umano. Operando a livello inconscio, questa, alimenta pregiudizi e condizionamenti comportamentali. Il cervello possiede moltissimi strumenti per combattere la paura. L’empatia è uno dei più potenti. Servendosi, in particolar modo, degli studi dello psicologo Ickes – che per 20 anni ha studiato l’accuratezza empatica – senza aver omesso le più note ricerche delle neuroscienze e della psicologia sul tema del pregiudizio e dell’empatia, Giangiacomo Rocco di Torrepadula ha messo a punto una forma di laboratorio che mette in luce quanto l’accettazione dell’altro, l’adozione del suo punto di vista e la condivisione delle sue diversità, possano essere non solo valori positivi nelle relazioni interpersonali, ma addirittura esercizio utile alla crescita cognitiva individuale, rendendo le persone più libere nelle proprie scelte.
Dunque, la mostra allo Spazio Musa di Torino accorpa i 9 scatti dell’artista dedicati a George Floyd, le oltre 400 cartoline del progetto di mail art (più di 50 inedite) e gli elaborati artistici dei bambini che hanno svolto lo specifico workshop sulla paura e sull’empatia. A questi si aggiunge una performance di live drawing, realizzata in collaborazione con la Scuola Internazionale di Comics (sede di Torino).