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Thonis-Heracleion, la città egizia riemerge dal Mediterraneo e riscrive la storia

Una mano votiva emerge dal sedimento durante uno scavo archeologico a Thonis-Heracleion. Fine del V secolo a.C.-inizi del IV secolo a.C., probabilmente proveniente da Cipro. Photo by Christoph Gerigk, ©Franck Goddio/Hilti Foundation
Una mano votiva emerge dal sedimento durante uno scavo archeologico a Thonis-Heracleion. Fine del V secolo a.C.-inizi del IV secolo a.C.. Photo by Christoph Gerigk, © Franck Goddio/Hilti Foundation

Quando il semidio Ercole arrivò per la prima volta nel Nord Africa, fu eretto un tempio colossale in commemorazione del suo ingresso nell’antica città portuale egiziana di Thonis-Heracleion. La metropoli fu anche il luogo in cui Elena di Troia trovò rifugio per la prima volta quando fuggì dalla Grecia con Paride, dando il via alla serie di eventi che avrebbero scatenato la guerra di Troia. In seguito la leggendaria città, situata nel Delta del Nilo, fu però colpita da una serie di disastri naturali e il Mar Mediterraneo, gradualmente, l’ha inghiottita. Le sue rovine si trovano oggi sommerse nella baia di Abukir, a 2,5 km dalla costa. Ma finalmente, lentamente, stanno riemergendo.

I primi ritrovamenti risalgono al 1993 anni fa, quando un pilota della Royal Air Force egiziana che sorvolava la città costiera di Abu Qir scorse delle rovine nell’acqua. L’avvistamento ha dato il via a una serie di indagini culminate nella riscoperta di Thonis-Heracleion da parte dell’archeologo Franck Goddio, dell’Istituto europeo di archeologia subacquea (IEASM), sette anni dopo. Gli archeologi hanno così scovato dei resti compatibili con quel che si sapeva di Thonis-Heracleion, perlopiù proveniente dalla storiografia greca, tra cui alcuni passi di Erodoto che scrisse di un grande tempio presente in città nel V secolo a.C.. Nei documenti storici si parla di un grande porto, uno dei principali ingressi Egitto per le navi greche che trasportavano merci mercanti, soldati, viaggiatori e aristocratici.

L’archeologo sottomarino e la sua squadra di sommozzatori hanno così mappato la città sommersa, scoprendo appunto che i due agglomerati urbani – Thonis e Heraclion – rappresentano una città unica e non due costruzioni separati come a lungo si è pensato. Le indagini si sono allungate a causa della particolare torbidezza dei fondali marini, che limitavano fortemente la visibilità. Per orientarsi in tale contesto Goddio e il suo team si sono avvalsi di strumenti tecnologici sofisticatissimi, come un sonar per individuare i cambiamenti nella topografia del fondale oceanico, o un magnetometro a risonanza magnetica nucleare per individuare oggetti di grandi dimensioni, individuando anomalie localizzate nei campi magnetici terrestri. Il magnetometro potrebbe identificare le linee di faglia geologiche causate dal peso di edifici affondati da tempo che hanno compresso e fratturato strati di sedimenti.

Sembra essere stato proprio il magnetometro a condurre Goddio e la sua squadra alla posizione della statua del dio della fertilità Hapy, la più grande statua egiziana antica conosciuta dedicata a una divinità. Un primo, forte, indizio che ha condotto poi il team ha scoprire proprio il tempio menzionato nei registri di Erodoto. É stata la certezza che la città era molto più di un semplice centro commerciale; era un crogiolo di culture e religioni in cui si intrecciavano influenze greche ed egiziane, che lì vi si ospitavano cerimonie come i Misteri di Osiride che celebravano la rinascita del dio degli inferi, con una processione fluviale attraverso i canali che attirava fedeli da ogni parte del mondo.

Eppure, nonostante la portata delle scoperte, gran parte di Thonis-Heracleion rimane avvolta nel mistero. Solo una frazione della città è stata esplorata, mentre ancora c’è da approfondire tutta la porzione che potremmo definire popolare, ovvero quella dove abitavano la maggior parte delle persone, dove si svolgeva la vita quotidiana. Un altro mondo da scoprire.

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