Laura Lodigiani, nata a Milano, diplomata in scenografi all’ Accademia di Brera, risiede e lavora a Firenze. Ha lavorato in teatro per enti pubblici e compagnie private, molte le mostre e i premi, le sue opere sono in tutto il mondo in collezioni pubbliche e private, anche giornalismo e scrittura sono parte delle sue attività.
Mascherare, la realtà virtuale, la pubblicità e perché no le stesse pagine dell’informazione cartacea, con il costume e le sembianze di Arlecchino, la maschera per eccellenza della commedia dell’arte, è certamente per me un modo per cercare la verità. per svelare i segreti e le menzogne che ogni giorno arrivano a mezzo stampa. Menzogne suggestive e seduttive che come giochi di specchi, ci rimandano la nostra immagine e il nostro Io continuamente deforme. Arlecchino evidenzia questo gioco attraverso la sua cromaticità differente ma definita, in cui possiamo riconoscere l ‘ostilità nella differenza e la complicità nella definizione. La differenza è sempre vissuta come ostile ed è spesso fonte di vergogna. L’ esempio più semplice? Il colore della pelle! Il colore della pelle gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita, anche se difficilmente ne siamo consapevoli.
Il mio Arlecchino è interprete e anche esortazione del possibile risveglio dei nostri sensi al cromo linguaggio, la cui comprensione aprirebbe a orizzonti infiniti per il nostro spirito e il nostro corpo. I colori differenti che formano l’abito di Arlecchino sono il simbolo della sua vergogna, rendono palese il suo ‘bisogno’, la sua povertà, il suo dover arrangiarsi non solo per trovare il pasto giornaliero con qualsiasi mezzo, ma anche per rappezzare di continuo l’abito con sempre nuove pezze prese qua e là e mai uguali, così come la sua vita improvvisata e rappezzata nel lavoro e nei rapporti. La maschera di Arlecchino vive in un mondo ostile dove spesso è costretto ad azioni vergognose di pura sopravvivenza. Ma Arlecchino nella sua necessità sa essere anche grande, perché libero e fantasioso. Sa che sopravvivere è il nocciolo della vita stessa.
La definizione è dare un ordine alla differenza; pertanto, le pezze dell’abito prendono una forma definita e geometrica, un reticolato fortemente dinamico, sempre volto avanti al futuro mai indietro al passato. Le linee che limitano le differenze cromatiche, formano un intreccio di complicità che crea un alone di irripetibile simpatia attorno allo scapestrato personaggio. Arlecchino è la maschera teatrale per eccellenza, tanto fittizio quanto vero. Nelle sue contraddizioni la difficile strada della libertà. Privati della libertà non siamo più e saremo altro, pezze differenti e strappate da rimettere insieme