Le opere di Oleg Putnin (1974, Čerkessk, Repubblica di Karačaj-Circassia) sono pervase da quel senso d’istantaneità proprio della pittura en plein air: egli osserva il mondo illuminato di luce naturale, cogliendo i mutamenti che questa imprime in un dato momento a forme e colori. «Nei suoi dipinti», scrive Maurice Rufin, «Putnin non rappresenta l’oggetto, ma il rapporto tra luce e colore dell’oggetto, che è come avviluppato in essa. L’illuminazione sembra sciogliere le cose rivelando la correlazione tra il tempo atmosferico e le emozioni dell’artista.
La luce e il colore sono dunque il soggetto centrale e intrecciano le forme come in un arazzo». Questo suo approccio pittorico certo lo accomuna agli impressionisti francesi: Putnin coglie infatti l’effimera sensazione trasmessa da un oggetto in uno schizzo e la riporta amplificata sulla tela definitiva, ma la monumentalità e il sapiente equilibrio compositivo dei suoi dipinti dimostrano come egli abbia fatto propria la lezione del Rinascimento italiano. Nel timore di perdere la preziosa percezione del momento, spesso inizia e porta a termine opere su tela di grandi dimensioni lavorando soltanto en plein air. L’elegante resa atmosferica della luce e la complessità musiva dei colori testimoniano il suo talento coloristico; la varietà dei generi in cui si cimenta – il paesaggio, il ritratto, la natura morta – e che spesso egli combina in una stessa opera sono manifesto della sua poliedrica creatività pittorica.
Putnin scopre la propria vocazione per la pittura ancora bambino e, con il sostegno dei genitori, nel 1989 lascia il Caucaso e si trasferisce a Mosca – che diverrà la sua nuova casa – per studiare al Liceo Artistico e poi all’Istituto di Belle Arti “Surikov”. L’opera di Oleg Putnin è conosciuta e molto apprezzata in Russia, come all’estero. Oltre a partecipare a importanti collettive, egli ha tenuto mostre personali a Mosca, San Pietroburgo (Museo Russo, 2020), Parigi, Berlino e Roma.