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Sergej Vasiliev, un ritratto vero della vita della Russia sovietica

Sergej Vasiliev

Sergej Vasiliev (1936 ‒ 2021), è stato senza dubbio uno dei fotografi russi ed europei più importanti degli ultimi cinquant’anni. La sua attività, svoltasi a partire dagli anni Sessanta del Novecento, quando divenne responsabile della fotografia del giornale «Večernij Čeljabinsk» della città di Čeljabinsk negli Urali orientali, fino alla sua recente scomparsa, è un ritratto vero della vita della Russia sovietica. I celebri ritratti dei detenuti tatuati nelle prigioni russe degli anni Ottanta, le serie di fotografie che documentano una rivolta in un carcere maschile nel 1980 o il disastro ferroviario di Ufa, in Baschiria, del 4 giugno 1989, quelle fortemente estetiche e insieme realistiche con Madre e figlio in piscina per gli esercizi di adattamento termico, o quelle delle Ginnaste russe nella banja (la tradizionale sauna russa), collocano la sua opera di fotografo a un posto rilevante nella storia della fotografia più recente.

Sergej Vasiliev

L’occhio di Vasiliev penetra la realtà con un linguaggio che rimanda alla grande tradizione della fotografia e del cinema russi: così i ritratti di giovani e vecchie detenute richiamano quelli esaltanti di contadine di Aleksandr Rodčenko degli anni Trenta, apparsi sulla rivista «LEF», come nel Ritratto di detenuta che fuma; mentre gli scatti della Cerimonia religiosa, con il pope e le fedeli in preghiera, rievocano con forza l’epos filmico del grande regista russo Eisentein.

Nel 1953, alla morte di Stalin, Vasiliev ha diciassette anni e due anni più tardi viene arruolato nell’esercito sovietico per poi passare al dipartimento di polizia criminale, riuscendo così a conoscere dall’interno l’ambiente carcerario. Il fotografo assiste, dunque, agli episodi salienti della storia russa del secondo Novecento e il suo sguardo ne registra i momenti decisivi: il XX Congresso, l’avvio del processo di destalinizzazione, l’affermarsi della cultura del “disgelo”.

Sergej Vasiliev

Il suo mondo visivo corre parallelo a quello della letteratura e del cinema russo di quegli anni: scrittori quali Il’jaĖrenburg o Viktor Nekrasov, i poeti Evtušenko e Voznesenkij, i registi Kalatozov, Čuchraj, Michalkov e infine Bondarčuk, che Vasiliev conobbe.

Čeljabinsk è lontana da Mosca, ma la cultura della Russia moderna vi arriva e arrivano anche gli echi della grande fotografia del Novecento, i cui esempi, da Brassaï a Newton, si avvertono in Vasiliev.

Riconosciuto all’estero, Vasiliev vince per cinque volte il Golden Eye Prize del “Worl Press Photo” di Amsterdam. La città di Čeljabinsk gli ha dedicato un museo monografico e c’è da sperare che la sua opera venga presto interamente catalogata.

(Professor Marco Fagioli)

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