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Dall’oceano alla Laguna. A Venezia una mostra riflette sull’Oceania e i suoi popoli

Exhibition Re-Storying Oceania, Latai Taumoepeau. Ph. Giacomo Cosua
Exhibition Re-Storying Oceania, Latai Taumoepeau. Ph. Giacomo Cosua

Dall’Oceania alla Laguna di Venezia. Due luoghi accomunati dal mare, centrale nell’immaginario identitario di entrambe, ma anche dall’arte. Ad allacciarle, dal 23 marzo al 13 ottobre 2024, è infatti una mostra: Re-Stor(y)ing Oceania. L’iniziativa, ideata dalle OGR Torino e presentata negli spazi di Ocean Space a Venezia, presenta in anteprima due commissioni site-specific delle artiste indigene del Pacifico, Latai Taumoepeau e Elisapeta Hinemoa Heta. Curata da Taloi Havini, artista originaria di Bougainville e recente vincitrice del premio Artes Mundi, l’esposizione è commissionata da TBA21–Academy e Artspace, Sydney.

Re-Stor(y)ing Oceania rappresenta quindi un nuovo capitolo nella collaborazione tra Havini e TBA21–Academy, che già in passato hanno lavorato a iniziative simili, volte a connettere il pubblico occidentale con le voci degli/delle artisti/e delle comunità che abitano e operano nella vasta e diversificata regione delle isole e degli atolli dell’emisfero australe. Soprattutto nell’ottica di sensibilizzarlo, dal momento che le isole del Pacifico sono una delle regioni più colpite dagli effetti nefasti del cambiamento climatico.

Una condizione che spaventa una popolazione, quella che vive nel Pacifico, che occupa oltre un quarto del pianeta, con legami ancestrali che si estendono da Taiwan alle Filippine fino a Papua Nuova Guinea, alle Isole Salomone, Tonga, le Samoa, le Figi e Palau, le Hawaii a nord, l’isola più meridionale di Aotearoa, Rapa Nui a est, e la costa occidentale del continente australiano. Per questo sono anni che i leader e le comunità indigene chiedono indagini più estese e una maggiore consapevolezza delle crisi che ne derivano. Come anche una profonda riflessione e riconsiderazione delle dinamiche coloniali.

Tuttavia, nonostante l’indipendenza di molti stati insulari nell‘Oceano Pacifico a partire dal 1962, l’eredità della colonizzazione continua a pesare sulle comunità oceaniche, sia dal punto di vista sociale che economico, attraverso lo sfruttamento continuo delle loro risorse naturali. In un’epoca segnata dalla crisi climatica e ambientale, Re-Stor(y)ing Oceania prova a sovvertire questa traiettoria estrattiva attraverso forme d’arte, l’oratoria, il canto, la genealogia, la performance, “embodied knowlege” (conoscenza empirica) e i sistemi di credenze cosmologiche oceaniche.

Stimoli che contraddistinguono le installazioni che le due artiste hanno appositamente realizzato per le commissioni. Per l’occasione, Latai Taumoepeau ha ideato l’opera Deep Communion sung in minor (ArchipelaGO, THIS IS NOT A DRILL), una performance collettiva dove gli interpreti agiscono su una lastra nera che ricorda il mare e rievocano azioni ancestrali e ritualistiche.

L’architetta Wāhine Elisapeta Hinemoa Heta si affianca con The Body of Wainuiātea. Un allestimento cerimoniale dove una serie di sedute sono poste in cerchio al di sotto di un gazebo tendato, che rievoca consigli e cerimonie antiche. Subito fuori, un altare, consolida l’idea di trovarsi al cospetto di una liturgia, con gli oggetti della funzione disposti in fila.

Exhibition Re-Storying Oceania, Latai Taumoepeau. Ph. Giacomo Cosua
Exhibition Re-Storying Oceania, Latai Taumoepeau. Ph. Giacomo Cosua
Exhibition Re-Storying Oceania, Elisapeta Hinemoa Heta. Ph. Giacomo Cosua
Exhibition Re-Storying Oceania, Elisapeta Hinemoa Heta. Ph. Giacomo Cosua
Exhibition Re-Storying Oceania, Elisapeta Hinemoa Heta. Ph. Giacomo Cosua
Exhibition Re-Storying Oceania, Elisapeta Hinemoa Heta. Ph. Giacomo Cosua

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