Dagoberto è stato un re merovingio che governò la Gallia all’inizio del VII secolo, popolarmente ricordato come un sovrano dissoluto, con uno spiccato gusto per l’eccesso sessuale e un amore sfrenato per il lusso. Una figura passata dalla storia alla letteratura, e da qui all’arte. A darne una delle rappresentazioni più convincenti, pur essendo del tutto allusiva e metaforica, è stata sicuramente Leonora Carrington. Si tratta di un insieme di visioni e suggestioni immaginifiche che esemplificano al meglio la poetica surrealista, di cui la pittrice fu grande interprete.
Les Distractions de Dagobert rappresenta in maniera allegorica e allusiva la vita del sovrano, raccontata da Carrington attraverso un elaborato tableau diviso in quattro sezioni che rappresentano i quattro elementi: Terra, Aria, Fuoco e Acqua. All’interno di ogni vignetta lo spirito di Dagoberto viene metaforicamente dettagliato facendo riferimento ai soggetti più disparati: da vulcani spettrali e laghi di fuoco a mondi acquatici dominati da un gigante bifronte che regge un pesce palla dalle fattezze umane.
Un grande calderone surrealista dove si uniscono influenze disparate, come la mitologia irlandese, le teorie alchemiche, la Kabbalah e soprattutto la cosmologia indigena messicana. L’opera, infatti, fu dipinta nel 1945, due anni dopo l’arrivo di Carrington in Messico, divenuto a metà secolo la seconda patria del Surrealismo, dopo Parigi. Già nel 1936, il poeta Luis Cardoza y Aragón descriveva a Breton il Paese come il “luogo del mutevole, dell’inquietante, dell’altra morte, in breve, una terra di sogno, inevitabile per lo spirito surrealista”. Secondo lui il Messico non solo avrebbe accolto nel tempo sempre più artisti surrealisti, ma era un territorio intriso dello spirito del surrealismo stesso.
Non è un caso dunque che nel 1942 Carrington abbia scelto il paese centro americano, un’oasi surrealista dove potersi esprimere con più libertà di quanto potesse fare in Europa sotto l’egida di Breton, sacerdote a tratti dispotico del movimento. Una volta a Città del Messico si è inserita nella comunità dei surrealisti “in esilio” composta da Remedios Varo, Wolfgang Paalen, Alice Rahon e altri, nonché ai pittori messicani moderni come Frida Kahlo, Diego Rivera, Miguel Covarrubias e Carlos Mérida. Les Distractions de Dagobert è l’opera simbolo di questo periodo di rinascita messicana di Carrington, dove contamina l’eredità europea – da Bosch a Bruegel – con le influenze locali.
Un grande viaggio surrealista all’interno di un solo dipinto, che i collezionisti più determinati possono provare ad aggiudicarsi in asta da Sotheby’s, a maggio, a New York. Il dipinto ritorna infatti sul mercato dopo quasi 30 anni, e lo fa con una stima importante: 12-18 milioni di dollari. Una valutazione che porterà probabilmente Les Distractions de Dagobert a superare Il giardino di Paracelso (3,3 milioni di dollari), record d’asta di Carrington che inizia a scricchiolare.