Massi Erratici arrivano alla GAMeC di Bergamo. Organizzato nell’ambito dell’iniziativa Pensare come una montagna, avviato quest’anno dal museo, il progetto è stato sviluppato da Studio Ossidiana in collaborazione con Frantoio Sociale. Si tratta di un’opera che riconfigura gli spazi di accesso al museo attraverso superfici e volumi modulari pensati per ospitare molteplici attività. Questi “sassi” contemporanei si muovono come un tangram che si ricombina, a seconda delle necessità, in disposizioni ordinate o casuali, formali o informali, introducendo nell’utilizzo dello spazio museale un elemento di gioco derivato dalla modularità dei pezzi.
La varietà di eventi che il sistema riesce a ospitare diviene così parte integrante del progetto, che prevede l’impiego di materiali che minimizzano l’uso di risorse naturali, riutilizzando le cosiddette “materie prime-seconde” altrimenti destinate allo smaltimento. Massi Erratici si sviluppa così su diverse scale, impostate a partire da un modulo base che consente una facile configurazione e una disposizione dei moduli in ripetizioni simmetriche in cui spessori e lunghezze si alternano in misure ripetute. Ai moduli massicci, benché cavi all’interno per renderli leggeri, si accompagnano in ogni spazio della hall tendaggi semitrasparenti, in un gioco di pesi e tattilità alterne, a memoria di un’altra grande tradizione industriale bergamasca, quella del tessile. Anche i tessuti potranno essere utilizzati per creare nuove configurazioni, separazioni leggere o scenografie negli allestimenti della nuova sede del museo.
Il progetto è pensato per durare nel tempo, e a fine ciclo gli elementi modulari potranno in potenza essere frantumati e formare aggregati riutilizzabili una volta ancora per la produzione di nuovo calcestruzzo o per la produzione di nuovi cementi. La collaborazione con Frantoio Sociale – un progetto di ricerca itinerante di Studio GISTO + Hund Studio – si è sviluppata proprio in questa direzione, con l’obiettivo di rendere la demolizione una pratica sociale accessibile a tutti, un’occasione di scambio e di crescita collettiva. Un workshop e una conferenza dedicati, organizzati a latere, forniscono un’interessante occasione per sperimentare e condividere pratiche e idee attorno al tema dei materiali e dei processi produttivi circolari.
Il lavoro di Studio Ossidiana combina pigmenti, pietre, sabbia e cemento circolare in rapporti diversi, mettendo a nudo il carattere vivace e luminoso del calcestruzzo che, nell’industria edilizia, ha progressivamente perso il suo potenziale espressivo. In questa occasione, la ricerca materica ha incontrato i saperi veicolati dalle comunità locali, in particolare in merito all’uso delle risorse, le filiere produttive, i programmi educativi e i siti di esplorazione, per rivelare e promuovere pratiche alternative di trasformazione e ricircolo dei materiali.
L’approvvigionamento è avvenuto su base locale, a diversi livelli. Le tre diverse miscele di calcestruzzo concepite da Studio Ossidiana per la creazione dei Massi Erratici sono realizzate con una base di granulato fine in marmo di Zandobbio. Questo, insieme all’arabescato rosa, pietre originali della Bergamasca, caratterizzeranno gli elementi della scacchiera e del backgammon, e le relative pedine. Anche gli inerti aggiunti alle miscele per la realizzazione degli inserti tattilo-materici presenti sui moduli sono frutto di una ricerca su base locale, non tanto perché affioramenti lapidei tipici del territorio, quanto perché “estratti” presso il centro di raccolta di rifiuti da demolizione e costruzione di Zanica.
Qui con Frantoio Sociale sono stati ricercati e campionati resti di marmi e pietre naturali, poi suddivisi per tipologia mineralogica e cromatica, talvolta resi di diametro ridotto con la frantumatrice portatile, che caratterizza l’attività di Frantoio Sociale, e posizionati infine da Studio Ossidiana sul fondo dei casseri prima della colata. Rifiuti industriali, come la loppa d’altoforno, sono stati utilizzati come nuovi minerali, contribuendo a creare una nuova geologia contemporanea. Nella lavorazione sono stati coinvolti artigiani del territorio, al fine di attingere alla lunga storia produttiva dell’area orobica riducendo al contempo costi ed emissioni legate al trasporto.
La restituzione fotografica dell’intero sviluppo di progetto è stata realizzata da Riccardo De Vecchi: una selezione di stampe fotografiche è allestita nella hall del museo.