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Constantin Brancusi, la colonna infinita diventa patrimonio Unesco

Quando Constantin Brancusi si avvicinava alla fine della sua vita, negli anni ’50, propose di lasciare la sua eredità artistica alla Romania. Quando il regime comunista rifiutò, Brancusi la promise allora alla Francia. La Romania, così, perse l’occasione di commemorare adeguatamente il suo più grande artista moderno, oltre che di dotare il Paese di un importante asset culturale. Rimane però un unico importante monumento che Brancusi ha lasciato alla Romania, eretto in un parco della sua città natale, Targu Jiu, composto da una serie di sculture identificative dell’artista. Una serie di opere che ora l’UNESCO ha nominato patrimonio dell’umanità.

Noto come Complesso scultoreo di Constantin Brancusi, è composto da numerose opere scultoree tra cui Porta del bacio, Tavolo del silenzio e Colonna infinita. Fu commissionato a Brancusi nel 1935 per commemorare i soldati che morirono per difendere la città durante la prima guerra mondiale. A spiccare, in particolare, la Colonna infinita, alta quasi trenta metri e composta da 15 romboidi in lega intrecciati insieme come una spina dorsale geometrica. La sua cima è incompleta, così da esprimere sia l’infinito che il sacrificio immane compiuto dai soldati rumeni. La Colonna, realizzata gratuitamente da Brancusi, rischiò di essere demolita negli anni ’50, quando il governo rumeno pensò di riutilizzarne i rottami metallici.

“Il riconoscimento concesso ci obbliga a proteggere il complesso monumentale, a mantenerlo intatto per le generazioni future e per la memoria culturale dell’umanità”, ha affermato Raluca Turcan, ministro della cultura della Romania, riconoscendo che il monumento si era notevolmente deteriorato in passato. Una dichiarazione concessa in seguito all’annessione del Complesso, avvenuto durante la 46a sessione del Comitato del patrimonio mondiale,che si è tenuta a Delhi. L’UNESCO ha anche aggiunto all’elenco la Via Appia, la strada più antica e importante di Roma. È il 60° sito patrimonio mondiale dell’UNESCO in Italia.

Avviata nel IV secolo a.C., la Via Appia si espanse rapidamente, arrivando a collegare la capitale con le lontane Taranto e Brindisi. La sua superficie in pietra resistente e un sofisticato sistema di drenaggio hanno consentito la circolazione relativamente facile di soldati e merci commerciali attraverso la penisola. “Essa illustra l’abilità tecnica avanzata degli ingegneri romani nella costruzione di strade e progetti di ingegneria civile”, si legge in una nota dell’UNESCO.

In totale, sono 19 i siti culturali aggiunti all’ultimo elenco di siti protetti dell’UNESCO. Tra questi, i resti archeologici di Hegmataneh, una città del VII secolo a.C. nell’Iran nordoccidentale; una corte reale in terra del XVI secolo a Tiébélé, Burkina Faso; e due siti archeologici nell’area montuosa dell’Etiopia che hanno restituito fossili di Homo erectus, Homo heidelbergensis e Homo sapiens arcaico.

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