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Ritrovato nei pressi di Napoli un prezioso mosaico d’epoca romana

Foto Parco Archeologico Campi Flegrei
Foto Parco Archeologico Campi Flegrei

Ai suoi tempi, Baia era un rifugio balneare di vacanza per l’élite di Roma, e per di più dissoluto. Sede di una villa appartenuta a Giulio Cesare e di quelle degli imperatori Augusto, Nerone e Caligola, fu descritta nel I secolo a.C dal poeta Sesto Properzio come “un vortice di lusso” e un “porto di vizio”. Fu solo negli anni ’40, tuttavia, che la mecca edonista di Roma fu scoperta sott’acqua nel Golfo di Napoli.

A individuarla fu Raimond Baucher, pilota dell’aeronautica italiana e pioniere delle immersioni, che un giorno ha avvistato muri, colonne e strade mentre volava basso sul mare. Le fotografie di Baucher suscitarono grande interesse, ma le attrezzature subacquee non avevano ancora vissuto il progresso che avrebbe portato, nel decennio successivo, l’archeologia marina ha svilupparsi in modo significativo.

Dalla fine degli anni ’50, gli archeologi marini hanno esplorato la costa che scende dalle pendici dei Campi Flegrei alla ricerca dei tesori del suo opulento passato. Ad oggi, i subacquei hanno scoperto stanze con statue in marmo, colonne giganti, antichi bagni, stagni e fontane decorate, molte delle quali sono state trasferite in un museo adiacente al Parco Archeologico Sottomarino di Baia.

Ma le ricerche non si sono mai fermate. Ora, gli archeologi hanno scoperto un intricato pavimento in marmo di una villa romana, probabilmente posizionato sul portico d’ingresso affacciato sul mare. A differenza del pavimento a mosaico, come quello scoperto in l’anno scorso, il team di sommozzatori di CSR Restauro Beni Culturali e Naumacos Underwater Archaeology and Technology ha individuato un rivestimento più raro e costoso: l’opus sectile.

Mentre i mosaici utilizzano piccoli quadrati di pietra, delle tessere, per creare un disegno, l’opus sectile richiede il taglio delle pietre in forme precise e quindi la formazione di motivi più complessi. La tecnica incoraggiava l’uso di costose pietre policrome, come il marmo, e divenne sempre più popolare a partire dal I secolo d.C., come testimoniano la Basilica di Giunio Basso a Roma e la pavimentazione di Villa Adriana. In quanto tale, l’opus sectile era considerevolmente più costoso della normale pavimentazione a mosaico, anche se a Baia gli archeologi hanno riscontrato l’utilizzo di materiali riciclati, dunque più economici.

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