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Lo Spazio infranto di Franco Beraldo alla Fondazione Bevilacqua La Masa

Franco Beraldo

In occasione degli ottant’anni di Franco Beraldo si è aperta la grande mostra alla Fondazione Bevilacqua La Masa de Lo Spazio infranto, una esposizione dell’artista veneziano con opere pittoriche e in vetro realizzate negli ultimi anni. L’esposizione intende valorizzare l’intensa attività di ricerca avviata da Beraldo nelle fornaci muranesi, attraverso le tecniche del soffiato, del sommerso e della vetrofusione e in contemporanea presentare i più recenti dipinti su tela e su carta. Chiara Squarcina, Direttrice Scientifica della Fondazione Musei Civici di Venezia, ha sottolineato come in Franco Beraldo “la pittura e il vetro si integrano perché esiste un obbiettivo che riguarda la volontà di donare un pensiero silente fondato sull’eufonia estetica e la condivisione di un paradigma declinato principalmente alla bellezza”.

Toni Toniato osserva come Beraldo giunga “a declinare attraverso la fluidità impetuosa delle abbaglianti stesure, quasi sempre monocrome, una gestualità spaziale che sconfina dai bordi delle superfici delle “tele” e delle “carte” e che a sua volta si ingemma di nuovi splendori nei “vetri”, con il proposito di smaterializzare in un’assoluta leggerezza e trasparenza luminosa ogni risonanza fenomenica delle sue vibranti concertazioni ritmiche ed emotive”. Nel suo testo “Il segno nero del coraggio” Ernesto L. Francalanci sostiene infine che “della vasta produzione artistica di Beraldo interessano soprattutto le ultime opere perché rappresentano una sfida, un contenuto formale che pensavamo ormai improponibile: un “linguaggio morto”, archeologico, che, decifrato, rivive ora grazie ad una diversa componente concettuale. Catastrofica sfida, infatti, ripresentare la potenza di un unico nero segno sul deserto sconfinato del bianco, invenzione orientale della Abstraction.

Ma chi è Beraldo? L’artista nasce nel 1944 in provincia di Venezia. Inizia a dipingere nel 1963 influenzato dalla pittura informale americana e suggestionato dalle icone bizantine. Dopo un periodo nel quale la sua pittura è immersa in un clima vagamente novecentista e in cui gli oggetti rappresentati appaiono sospesi in una dimensione metafisica, nei primi anni duemila si orienta verso tematiche sempre più astratte e indefinite che sperimenta anche nella lavorazione del vetro di Murano.

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