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Tra la magnificenza del Barocco e il sogno d’Arcadia. Ecco la nuova monografia dedicata al pittore Carlo Maratti

Ecco la nuova monografia dedicata al pittore Carlo Maratti

Nel quarto centenario della nascita del pittore Carlo Maratti, uno dei più illustri pittori della scuola romana e italiana della seconda metà del Seicento, l’Associazione bancaria italiana ospita l’evento di presentazione della nuova monografia dedicata al Maestro, scritta da Stella Rudolph e Simonetta Prosperi Valenti Rodinò ed edita da Ugo Bozzi editore. L’opera è attesa da oltre 30 anni dalla comunità degli studiosi e dai collezionisti. L’incontro si terrà lunedì 7 ottobre, a partire dalle ore 17:00, presso Sala della Clemenza di Palazzo Altieri a Roma, la cui volta è stata dipinta dal Maratti. Ma chi era Carlo Maratti? Luca Bortolotti ce lo racconta perfettamente in questo excursus di Treccani. Maratti nacque a Camerano, nei pressi di Ancona, il 18 maggio 1625, figlio di Tommaso (di natali dalmati) e di Faustina Masini. Grazie al sostegno economico dell’amico di famiglia Corinzio Benincampi (segretario di Taddeo Barberini, nipote di Urbano VIII), appena undicenne il M. si trasferì a Roma, stando a Giovan Pietro Bellori (fonte principe e mirabilmente dettagliata sul M., di cui fu intimo amico e interlocutore culturale privilegiato), a seguito degli incoraggiamenti ricevuti da parte di Andrea Camassei, che aveva avuto modo di apprezzare alcune prove grafiche del giovanissimo artista (pp. 574 s.). Nella città capitolina fu quindi ospitato dal fratellastro Bernabeo Francioni (pittore a sua volta, ma di nessuna fortuna): e colà si sarebbe svolta tutta l’esistenza del M. pressoché senza soluzione di continuità.

Ecco la nuova monografia dedicata al pittore Carlo Maratti

Subito dopo il suo arrivo, probabilmente nello stesso 1636, egli entrò a far parte della prestigiosa bottega di Andrea Sacchi, presso la quale rimase sino alla morte del maestro nel 1661: e di questo ben presto il M. divenne il migliore collaboratore e seguace, al punto di meritare il soprannome di “Carluccio d’Andrea Sacchi”. I primi anni romani del M. furono altresì caratterizzati da uno studio caparbio dei testi chiave del Rinascimento maturo, in primis le opere vaticane di Raffaello, esempio affatto ineludibile stante la sua immediata adesione al paradigma classicistico. Alla maniera di Sacchi sono essenzialmente legate le opere di esordio del M., dipinte nel corso del quinto decennio, a cominciare dalla Nascita della Vergine per la chiesa di S. Chiara a Nocera Umbra, commissionata da Benincampi che era nativo di quella cittadina. Pur ispirata a una tela sacchiana di analogo soggetto databile intorno al 1628-29 (oggi conservata al Museo del Prado di Madrid), la pala d’altare si mostra già sorprendentemente sicura e autorevole. A essa fecero seguito la Gloria dei ss. Pietro, Paolo, Michele e Giacomo per il duomo di Monterotondo, commissionata da Taddeo Barberini prima del suo trasferimento in Francia, avvenuto al principio del 1646; la Madonna con Bambino e i ss. Monica, Agostino e Domenico per la chiesa parrocchiale del natio borgo di Camerano (ove per oltre un anno, in un lasso di tempo da collocare fra il 1646 e il 1649, il M. si risolse a soggiornare in conseguenza di gravi dissapori intercorsi con Bernabeo, che cercava di sfruttare per il proprio tornaconto il talento del fratellastro); gli affreschi su cartoni di Sacchi del battistero di S. Giovanni in Laterano raffiguranti Costantino ordina la distruzione degli idoli pagani e due Figure allegoriche a monocromo poste ai lati dello stemma di papa Innocenzo X Pamphili; e infine l’Adorazione dei pastori per la chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami, eseguita tra il 1650 e il 1651, prima opera ecclesiastica romana citata da Bellori e brillante preludio di un’ininterrotta teoria di commissioni, che ne avrebbe rapidamente sancito il primato sulla scena capitolina e il ruolo di arbitro del gusto artistico per oltre mezzo secolo.

 

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