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I numeri della Biennale di Venezia: inclusività nella mostra, inclusività nel pubblico

Photo by Simone Padovani/Getty Images.
Photo by Simone Padovani/Getty Images.

La Biennale di Venezia ha pubblicato il report dell’edizione 2024, conclusasi il 24 novembre, che ha evidenziato un calo generale dei visitatori, ma un aumento di quelli appartenenti a gruppi sottorappresentati. Il totale arriva a 699.304 biglietti staccati, con una media di 3.321 persone al giorno. Cifre in calo rispetto all’edizione precedente, da record, del 2022, quando sono stati venduti oltre 800.000 biglietti e 4.062 visitatori hanno assistito in media al giorno a “The Milk of Dreams”, curata da Cecilia Alemani. In ogni caso, siamo di fronte al secondo miglior risultato di sempre.

Il dato ancora più rilevante è che dei quasi 700 mila biglietti venduti quest’anno, il 30% è stato utilizzato da giovani (di età inferiore ai 26 anni) e studenti (il 35% dei quali è arrivato dall’estero per partecipare alla Biennale). La Biennale ha anche registrato un aumento del 150% dei visitatori che hanno preso parte ad attività didattiche e visite guidate. Ancora più significativo è l’aumento del 67% dei visitatori partecipanti al progetto Fragile Categories, che comprendeva soggetti con disabilità, problemi di salute mentale, persone senza fissa dimora, soggetti con dipendenze, migranti, minori e in generale individui che si trovano in situazioni di disagio sociale”.

In tal senso, per rendere la mostra più accessibile, la programmazione della Biennale includeva una mappa sensoriale che indicava gli ambienti in cui sono presenti stimoli sensoriali, sono stati messi a disposizione servizi specifici, una guida di facile lettura rivolta a persone con disabilità cognitive e percorsi speciali che la Biennale ha progettato per i membri del pubblico ipovedente o cieco.

Un riscontro concreto delle intenzioni inclusive del curatore di quest’anno, il Brasiliano Adriano Pedrosa, direttore artistico del Museo d’arte di San Paolo, che nel momento della nomina aveva subito dichiarato la volontà di dare “visibilità agli artisti del Sud del mondo, così come agli artisti indigeni, agli artisti queer, agli artisti autodidatti e alle figure del XX secolo provenienti da Africa, Asia e America Latina”. E dunque anche a tutti i visitatori appartenenti a una minoranza, che gradualmente viene sempre percepita meno come tale.

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