L’artista e regista libanese Ali Cherri (Beirut, 1976), vincitore del Leone d’Argento alla Biennale d’Arte di Venezia 2022, riflette su temi tanto sensibili quanto attuali, quali la violenza e le sue ripercussioni. Alla GAMeC, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo (sino all’1 marzo), attraverso gli occhi dell’artista, si mettono in luce alcuni aspetti della questione. La mostra, dal titolo Dreamless Night, racconta l’esperienza personale dell’artista, quella di un Paese diviso, il Libano e la sua capitale. L’intera esposizione orbita attorno ad un asse, un’installazione video: The Watchman. Il filmato è ambientato sull’isola di Cipro, nella capitale Nicosia, la cui storia, caratterizzata dalla divisione del paese tra Turchi e Greci, rimanda a quella vissuta dell’artista nella città natale Beirut.
Il protagonista, un soldato che ha il compito di controllare un confine inattivo dal 1974 , stanco nell’attendere un nemico che non arriva, vaga tra sogno e realtà, incapace di riconoscere ciò che è reale da ciò che è semplicemente un abbaglio. Partendo da quello che può sembrare un film documentaristico, la visione si fa sempre più allucinata, alterata, fino a sfociare nell’immaginario. Il film inscena la delicata situazione di confine e le sue ripercussioni sul paesaggio e sui corpi che lo abitano.
Il conflitto si fa visibile nei segni lasciati sul paesaggio da avvenimenti traumatici e prolungate ostilità. L’arte di Ali Cherri dà forma alla violenza attraverso semplici simboli: un uccellino morto, l’infestazione di cactus, il soldato dormiente, la torretta di guardia. L’uccellino come l’innocenza infranta, il soldato dagli occhi chiusi, le architetture del terrore, il cactus come esempio di confine invalicabile. Questi elementi vengono ripresi in opere singole disseminate per le sala espositive. Sono presenti inediti gruppi scultorei realizzati secondo la tipica pratica artistica di Cherri, quella di ricostruire le figure partendo da frammenti archeologici reali. I reperti così assemblati sono sospesi tra storia, come testimonianza del passato, e finzione, come ricostruzione immaginaria. Così è l’opera L’uccello smembrato, in cui l’aquila rappresenta il potere totalitario, e il gruppo scultorio de I sette soldati, un piccolo esercito riprodotto in scala ingigantita.