É uno degli appuntamenti più attesi del calendario artistico, sia per gli appassionati che per gli artisti coinvolti. Due volte l’anno la Turbine Hall della Tate Modern di Londra (ovvero il gigantesco salone all’ingresso) cambia veste, ospitando un’istallazione – solitamente gigante, impattante, memorabile – di un artista contemporaneo. La si può ammirare senza pagare il biglietto, come fosse un monumento temporaneo posto in una piazza coperta sule rive del Tamigi.
Se nei primi anni l’istituzione inglese si indirizzava verso autori consolidati – Louise Bourgeois nel 2000 (era la prima edizione), Anish Kapoor nel 2002, Olafur Eliasson nel 2004, Bruce Nauman nel 2005 – negli ultimi anni ha decisamente invertito la tendenza. Chiariamoci: non si tratta certo di artisti sconosciuti, ma ultimamente la Tate Modern ha scelto di indirizzarsi verso figure emergenti, per cui la commissione per la Turbine Hall può diventare un’occasione di crescita unica. Ma non solo. La nuova tendenza porta anche a guardare ad artisti extraeuropei, rendendo l’iniziativa una vetrina non solo internazionale, ma anche intercontinentale.
Quest’anno (fino al 14 aprile 2024) la commissione è stata affidata allo scultore ghanese El Anatsui, che con Behind the Red Moon ha realizzato un’imponente opera d’arte che domina il salone d’ingresso del museo. Composta da tre grandi elementi, definibili come tappezzerie scultoree, l’installazione cattura innanzitutto l’attenzione per le sue dimensioni colossali. Tuttavia, è nell’osservazione ravvicinata che si può apprezzare la sua peculiarità: The Red Moon, The World e The Wall, le tre opere scultoree che costituiscono Behind the Red Moon, sono state realizzate utilizzando dei tappi di bottiglia, materiale per il quale l’artista è maggiormente conosciuto. Per lui, un modo per dare una nuova vita a oggetti destinati allo smaltimento, trasformando elementi quotidiani in straordinarie espressioni artistiche.
Con le sue scintillanti tappezzerie scultoree, El Anatsui invita i visitatori a riflettere su temi di grande rilevanza, quali l’emigrazione, le comunità diasporiche, la colonizzazione e la necessità di de-colonizzare. Evocando forme che ricordao vele ondulate, onde tumultuose, masse terrestri e figure umane sospese, lo scultore Ghanese intreccia con maestria le ricche tradizioni estetiche Africane al vasto panorama dell’astrattismo globale, creando così una sinfonia visiva senza tempo.
É notizia recente, invece, la nomina dell’artista che ne prenderà il posto, dopo qualche mese di pausa. Si tratta di Mire Lee, artista sudcoreana già nota per le sue installazioni su larga scala, che realizza utilizzando materiali come il silicone e l’argilla, utili ad agglomerare e tenere insieme elementi come griglie, armature e altre strutture. Ne risultano elementi scultorei che assomigliano a organismi, creature dalle forme disparate. A volte sono animati da meccanismi che li mettono in moto, ne agitano il corpo disseminandone alcune parti nello spazio circostante. Sono creazioni che suscitano stupore, ma al tempo stesso risultano sottilmente inquietanti.
Anche se non sono stati diffusi dettagli sul progetto, è lecito aspettarsi che Lee realizzerà qualcosa sulla stessa linee degli ultimi grandi eventi a cui ha preso parte. Alla Biennale di Venezia del 2022 ha esposto una sorta di impalcatura ricoperta di viscere. L’anno scorso, al New Museum di New York, ha creato un’installazione simile, dove le sculture assumevano sembianze quasi animali, più vicine a qualcosa di vivo. Ad ogni modo, le atmosfere tenebrose, quasi distopiche, a tratti cyberpunk, sono una costante che non mancherà nemmeno a Londra.
Abbiamo già, invece, una data d’inaugurazione: l’8 ottobre 2024. Ovvero un giorno prima dell’apertura di Frieze London, storica fiera d’arte che attira ogni anno collezionisti e appassionati, e condensa intorno a sé tantissimi eventi creando una settimana d’arte imperdibile nella capitale inglese. Tra questi, di certo la Turbine Hall di Lee sarà un appuntamento immancabile.