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Il Creative Growth Art Center, un centro all’avanguardia per artisti con disabilità

Creative Growth Featured in Honestly WTF — Creative Growth

Nel 1974, a Oakland, California, Elias Katz e Florence Ludins-Katz fondarono il Creative Growth Art Center, un’associazione no-profit che aveva lo scopo di fornire strumenti, risorse, spazi di lavoro ed esposizione ad artisti con disabilità intellettive e dello sviluppo. Quasi cinquant’anni dopo, il centro è ancora attivo e ha allargato sempre di più la propria area di influenza, arrivando a collaborare strettamente con altre istituzioni della zona, come Creativity Explored a San Francisco e Nurturing Independence Through Artistic Development (NIAD) a Richmond. Un allargamento di orizzonti che ha portato il Creative Growth Art Center a dialogare anche con grandi realtà museali.

Tra queste, il San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA) con cui ha annunciato un’importante partnership. La collaborazione tra le due realtà, in particolare, prevede l’acquisizione di oltre 100 opere di artisti con disabilità, due mostre e tre anni di eventi pianificati. Con molta probabilità, anche se è difficile reperire i dati, si tratta di una delle più grandi acquisizioni di opere di artisti con disabilità da parte di qualsiasi museo americano. Un segno tangibile che anche un’istituzione di prima fascia come il SFMOMA ha compreso l’importanza  che l’arte ricopre nella vita di una persona disabile, ma soprattutto di quante quest’arte possa arricchire l’intero sistema, l’intera comunità.

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Un’acquisizione storica, dunque, che certifica la magnifica intuizione avuta dai coniugi Katz e apre a un futuro più vasto e inclusivo. In particolare, l’investimento del museo ammonta a 578 mila euro ed è mirato ad acquisire 114 opere di dieci artisti collegati a Creative Growth, oltre a diverse dozzine di opere realizzate da artisti associati a Creativity Explored e NIAD.

Tra gli artisti di Creative Growth c’è Dan Miller, noto per i suoi pezzi densamente stratificati. È uno dei nomi più riconosciuti dal sistema tra quelli che sono cresciuti nell’associazione e il suo lavoro è già apparso nei musei di tutto il mondo. E poi Camille Holvoet, la cui pratica artistica è in gran parte autobiografica, con un distinto impulso narrativo; oppure Judith Scott, celebre per le sue intricate sculture, e scomparsa nel 2005. Quanto alle esposizioni in programma, un primo evento sarà nella primavera del 20424, quando l’SFMOMA organizzerà una mostra in onore del 50° anniversario di Creative Growth, che presenterà proprio la selezione delle opere entrate nella collezione. A queste si aggiunge il murale commissionato a William Scott, un artista di Creative Growth noto per i suoi ritratti e paesaggi urbani.

Di interessante, questo tipo di opere condividono almeno un aspetto: la quasi totale estraneità alla traiettoria dell’arte classica, a cui si connettono solo in modo coincidenziale e quasi mai premeditato. Quella che sembra una questione marginale, a ben guardare, assume al contrario proporzioni artistiche notevoli. Soprattutto dal punto di vista tecnico ed estetico, in quanto i lavori assomigliano poco a ciò che è già stato visto, raramente trovano connessione o agganci a movimenti e corrente, quasi mai nascondono dietrologie o significati imposti artificialmente. Di qui al valore concettuale, ideologico che le opere posseggono. In esse possiamo infatti ritrovare una libertà espressiva unica, non mediata, non creata ma generata, risultato di un approccio leggero ma allo stesso tempo profondo con l’arte, spontaneo, autentico. Lo stesso che tanti artisti della storia hanno a lungo ricercato, spesso senza trovarlo.

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