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L’Avanguardia del deserto: a Venezia una mostra celebra gli artisti del Novecento attivi in Uzbekistan

Kandinsky V.V.: Composizione. 1920, olio su tela
Kandinsky V.V.: Composizione. 1920, olio su tela

L’Avanguardia del deserto arriva in Laguna. Non è un vento e neppure una tempesta, ma la prima esposizione nella a stabilire delle precise relazioni tra le due più importanti raccolte d’arte del Novecento presenti in Uzbekistan: quella del Museo Nazionale di Tashkent e quella del Museo Savitsky di Nukus. Le due si uniscono formando un nucleo di circa 100 opere che a Ca’ Foscari Esposizioni di Venezia saranno protagoniste di una mostra in programma dal 17 aprile – 29 settembre 2024.

Il titolo, come anticipato in apertura, è Uzbekistan. L’Avanguardia nel deserto, e presenta per la prima volta al pubblico italiano e del mondo occidentale una pagina straordinaria e ancora poco nota dell’arte della prima metà del XX sec. A livello programmatico, la mostra intende finalmente delineare in modo preciso i tratti di un movimento centroasiatico novecentesco slegato da quello russo. Finora si era pensato infatti alle opere e agli artisti anche più innovativi che lavorano in Centro Asia nel terzo e quarto decennio del Novecento come a una declinazione periferica e marginale della grande svolta operata nelle capitali russe dal 1898 al 1922 da una straordinaria generazione di artisti (Fal’k, Kandinskij, Ekster, Lentulov, Rodčenko ecc.).

Ciò che invece si potrà osservare è la genesi e il successivo sviluppo di una autentica scuola nazionale, di una Avanguardia Orientalis affascinante e unica. Un risultato straordinario, che è stato possibile ottenere solo affiancando la raccolta del Museo Nazionale di Tashkent (dove già all’inizio degli anni ’20 erano presenti importanti capolavori dell’Avanguardia russa, tra cui 4 opere di Kandinskij) con quella di Nukus: da una parte l’anticipata ricezione di una matrice di grande modernità, che riprende e diffonde anche tutte le esperienze dell’Europa occidentale, dall’altra la sua trasformazione in un linguaggio totalmente originale, multietnico e interdisciplinare.

Ne risulta un’ampia selezione di opere dell’Avanguardia Orientalis, esito di un dialogo culturale e artistico profondissimo. Da una parte le secolari tradizioni delle sete sfavillanti e la raffinata palette delle decorazioni architettoniche che riprendono i colori del cielo e degli scenari naturali, l’incedere degli animali e i suoni di una lunga vicenda musicale; dall’altra l’esigenza non più rinviabile di un codice pittorico nuovo, mai in precedenza sperimentato nell’Oriente islamico. D’altra parte, l’Avanguardia Orientalis si contraddistingue per un ampio grado di inclusività, con al suo interno artisti uzbeki, kazaki, armeni, russi d’Oriente e siberiani.

Tra loro, in particolare, l’esposizione si concentra sulla figura di Igor Savickij. A lui si deve, nel bel mezzo del deserto nel Karakalpakstan, nella parte nord-occidentale dell’Uzbekistan, la costituzione di una delle più grandi collezioni di arte d’Avanguardia russa nel mondo, seconda in termini di quantità solo a quella del Museo Russo di San Pietroburgo, e pressoché unica testimonianza di uno dei più importanti movimenti artistici della storia russa del XX sec.

Archeologo di formazione, pittore per diletto e talento, collezionista per felice ossessione, dalla fine degli anni ’50 e fino agli anni ’70 del ‘900 Savickij ha raccolto a Nukus migliaia di reperti archeologici e manufatti di artigianato e arte popolare della regione, affiancandoli col tempo ad altre molte migliaia di dipinti e di fogli di grafica provenienti dall’Uzbekistan e dall’Unione Sovietica, in una concezione attualissima di “museo sintetico”, che la mostra riprende e ragiona nell’ampio catalogo Electa, come pure nella disposizione delle opere e nell’originale allestimento multimediale veneziano.

Rodchenko A.M.: Piani colorati, Carta, acquerello 39,5 x 35 cm secondo
Rodchenko A.M.: Piani colorati, Carta, acquerello 39,5 x 35 cm secondo
Vasiliy Lysenko: Potenze terrestri, olio su tela, 102,2х97
Vasiliy Lysenko: Potenze terrestri, olio su tela, 102,2х97

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