Nella vita di una persona con disabilità intellettive arriva un momento della vita ancora più critico di quanto non già vissuto in precedenza: il termine del percorso scolastico, l’immissione difficile, talvolta impossibile, nel mondo del lavoro. La questione, d’altra parte, è sia esistenziale (la necessità di avere uno scopo, un’attività che gratifichi lo spirito e lo nutra) che pratica (come riempire le giornate? a chi rivolgersi per un’assistenza ora che è venuta meno la scuola?).
Domande a cui cerca di rispondere, ogni giorno, la Fondazione Div.ergo ONLUS. L’iniziativa, nata in Puglia e coordinata da Maria Teresa Pati, dal 2015 promuove l’inclusione sociale, culturale e lavorativa di oltre settanta persone con disabilità intellettiva attraverso il lavoro, il volontariato, l’amicizia, percorsi culturali e artistici. Uno sbocco fondamentale, che attiva la vita dei partecipanti e contribuisce a renderli membri attivi della loro comunità.
La Fondazione si ispira all’art. 30 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. In particolare, ne supporta il percorso di vita invitandolo a prendere parte alla vita culturale e a sviluppare il proprio potenziale artistico e intellettuale. E, allo stesso tempo, contribuisce ad accrescere nella società la consapevolezza delle capacità e del contributo delle persone con disabilità.
Per concretizzare questi obiettivi Div.ergo ha dato vita a un Laboratorio e a una Bottega, rispettivamente a Lecce e Santeramo in Colle, in cui 17 artisti con disabilità intellettiva svolgono quotidianamente attività artigianali, artistiche e culturali, realizzando piccole opere d’arte. Chi entra oggi a Div.ergo, vede prima di tutto un artigianato di grande qualità estetica e poi scopre il valore aggiunto, quello della solidarietà.
Infatti, allo stesso tempo, non è di minor impatto l’impegno che la Fondazione mette nel farsi conoscere al di fuori delle sue mura, invitando al suo interno (nel corso degli anni) oltre 300 studenti attraverso i percorsi di “A scuola di diversità”. Un modo per porli in contatto con gli artisti e riflettere su un’idea nuova di disabilità.