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Senegal e Giappone si incontrano da Space Un, nuovo spazio artistico ibrido di Tokyo

Un rendering dell'entrata di Space Un. Courtesy of Space Un
Un rendering dell’entrata di Space Un. Courtesy of Space Un

La collezionista Edna Dumas, la cui famiglia detiene una quota importante del marchio di moda di lusso francese Hermès, è un’appassionata sostenitrice dell’arte africana contemporanea. Tanto da dare vita a Space Un, una nuova piattaforma di arte e cultura dedicata alla promozione dell’arte africana contemporanea e allo scambio culturale tra il Giappone e i paesi africani. “Un ponte tra culture”, come ha dichiarato Dumas, che aprirà ufficialmente il 20 aprile 2024.

Un’iniziativa che coincide con la recente crescita del mercato dell’arte giapponese, con sempre più gallerie internazionali che scelgono Tokyo per le loro sedi. Tra queste la mega galleria Pace, ma anche la francese Ceysson & Bénétière.

Insieme a Dumas ci sono due cofondatori, l’attore e artista Yuta Nakano e Lothar Eckstein, un imprenditore con sede a Berlino che ha lavorato nei settori dei media, dei social media e dell’e-commerce. Situato nella famosa zona di Aoyama, tra Shibuya e Roppongi, dove si trovano altri siti culturali come il Mori Art Museum, il National Art Center Tokyo e 21_21 Design Sight, Space Un nascerà in un edificio progettato dall’architetto Vai Hasegawa.

Nello specifico, assumerà la forma di una piattaforma artistica ibrida, con l’obiettivo commerciale di una galleria classica ma dotata anche di un ricco programma di coinvolgimento del pubblico e di una residenza artistica. L’idea è di organizzare quattro-sei mostre all’anno, e portare avanti parallelamente una serie di eventi, come conferenze, workshop, eventi musicali e cinematografici, nonché attività educative e letture.

Quanto alla residenza, ogni anno quattro artisti saranno ospitati alla Yoshino Cedar House, progettata da Hasegawa e Taichi Asai e situata a Yoshino, Nara. Nel periodo di residenza realizzeranno delle opere che saranno poi esposte nella galleria di Tokyo. La mostra inaugurale deriva proprio dall’esperienza di residenza dell’artista senegalese Aliou Diack (1987), che in Anastomosis presenterà una nuova serie di opere.

“Ci sono molte somiglianze tra Senegal e Giappone. Penso che condividiamo soprattutto un sincero apprezzamento per la Terra, un sentimento di riconoscenza e gratitudine per tutto ciò che ci dà”, ha affermato Diack in una nota.

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