Samia Osseiran Junblatt, artista libanese la cui arte è sempre stata fortemente legata agli episodi tragici della sua vita, è morta all’età di 80 anni. La Dalloul Art Foundation di Beirut, che ha prestato una sua opera alla Biennale di Venezia, appena conclusa, ha annunciato la notizia della sua scomparsa su Instagram pochi giorni fa. Con sua arte, caratterizzata da piani di colore intersecati e sfere fluttuanti, ha cercato di assimilare eventi drammatici che l’hanno segnata, come la morte della madre e del fratello.
Ne risulta che gli eventi biografici sono intervenuti in modo netto nella sua poetica, segnandone delle svolte cruciali. Per esempio, la morte di suo fratello nel 1972 aveva portato Junblatt a imbrunire la sua tavolozza, specchio di riflessioni sulla mortalità e la disperazione che affligge chi resta; la scomparsa di sua madre, nel 2007, l’ha spinta invece a dipingere fiori come tributo alla fugacità della vita, in toni altrettanto struggenti ma meno drammatici.
Nata nel 1944 nella città libanese di Sidone, ha studiato arte in un college femminile a Beirut a metà degli anni ’60, poi è andata a Firenze per un master prima di fare ritorno nella capitale libanese. Per un breve periodo, a metà degli anni ’70, ha studiato arti grafiche a Tokyo. Il suo lavoro degli anni ’60 e ’70 conferma il modo personale con cui interpreta il modernismo, che si diffondeva in Libano come in Occidente. Per esempio, Sunset (1968), l’opera che è stata esposta alla Biennale del 2024, raffigura un sole rosso sospeso sopra un lungo corridoio che non porta da nessuna parte. L’opera conferma i tratti distintivi del Surrealismo, ma fa anche riferimento a paesaggi tipici del Libano.
“Amo di più il tramonto”, ha scritto l’artista nel 2016. “Ogni sera guardo il sole immergersi nel mare e mi piace di più in inverno, quando le forme sono più varie e belle”.
Sunset è apparso in una sezione della Biennale di Venezia del 2024 dedicata all’astrazione non occidentale, al fianco dei lavori di Samia Halaby, Saloua Raouda Choucair, Carmen Herrera, Freddy Rodríguez e Ione Saldanha. Una piccola collettiva indipendente, che riflette anche l’impegno e l’interesse di Junblatt a favore del lavoro dei colleghi. Con l’obiettivo di dare linfa alla scena artistica libanese, nel 1977 la pittrice aveva anche fondato un’organizzazione a supporto dei giovani autori. Un impegno che ora, in sua memoria, porterà avanti.