Naomi Beckwith è la prima donna nera a curare Documenta nei suoi 69 anni di storia, nonché la seconda curatrice americana a dirigere la rassegna dopo Carolyn Christov-Bakargiev, che si è occupata dell’edizione del 2012. La sua nomina arriva dopo le dimissioni dell’intero comitato di selezione, coinvolto in una serie di polemiche legate al conflitto israelo-palestinese, e l’elezione di un nuovo comitato che ha assunto così l’incarico di organizzare l’edizione 2027.
Dopo le accuse di antisemitismo, Documenta potrebbe dover gestire qualche ingerenza politica e limitare l’audacia nella selezione di artisti e temi da trattare. Anche se la scelta di Beckwith, a ben guardare, è già una mossa coraggiosa, o almeno di rottura, e non solo per le suo origini afroamericane. Infatti, sebbene abbia fatto parte del comitato curatoriale per un’edizione della biennale SITElines di SITE Santa Fe e della giuria dei premi per la Biennale di Venezia del 2015, manca nel sui curriculum una grande biennale internazionale, solitamente un prerequisito per raggiungere la curatela di Documenta.
Molto nutrita, invece, la sua esperienza in ambito museale. Prima di entrare al Guggenheim nel 2021, Beckwith ha ricoperto incarichi curatoriali presso lo Studio Museum di Harlem, l’Institute of Contemporary Art Philadelphia e il Museum of Contemporary Art Chicago. Ora di base a New York, sta lavorando a una retrospettiva di Rashid Johnson che aprirà l’anno prossimo al Guggenheim. Tra le altre sue mostre da segnalare c’è la personale di Lynette Yiadom-Boakye allo Studio Museum nel 2011 e una retrospettiva di Howardena Pindell tenutasi al MCA Chicago nel 2018.
“È l’onore di una vita essere stata scelta come direttrice artistica per documenta 16“, ha affermato Beckwith in una dichiarazione. “Documenta è un’istituzione che appartiene al mondo intero, tanto quanto appartiene a Kassel, nonché un’istituzione che è in perpetuo dialogo con la storia tanto quanto è un barometro dell’arte e della cultura nell’immediato presente. Sono onorata di questa responsabilità e altrettanto emozionata di condividere la mia ricerca e le mie idee con questa istituzione storica“.
La nomina di Beckwith segna la prima volta in assoluto che sia Documenta che la Biennale di Venezia, le due principali esposizioni d’arte in stile biennale al mondo, sono curate da donne nere. Koyo Kouoh, curatrice di origine camerunense che attualmente dirige lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa a Città del Capo, è stata infatti recentemente nominata curatrice della Biennale di Venezia 2026.